Anno 2006

Progetto Enea ed Anchise

…..Quello che tu sei  io ero …..quello che io sono  tu sarai

L’AIMA, nel 2004 viene commissionata, insieme ad altri Partner, dall’ECO.FORM.IT un organismo di formazione accreditato con la Regione, per la progettazione, coordinamento, docenze, tutoraggio valutazione e monitoraggio, diffusione e pubblicizzazione di un progetto nell’ambito della MISURA 3.8 del POR Campania 2000-2006.

Nasce così “Enea ed Anchise”

L’ipotesi del progetto è che un percorso formativo quale sostegno alla genitorialità può contribuire  ad attuare processi di cambiamento e miglioramento nell’ambito di un positivo rapporto intergenerazionale.

 

A tal fine  è necessario elaborare percorsi educativi e formativi che permettano di avere maggiore consapevolezza dei bisogni e delle risorse disponibili nei confronti delle varie categorie ma soprattutto nei confronti delle fasce più deboli.

Nei confronti di tali categorie diventa necessaria la ricerca di strategie che abbiano come obiettivo il miglioramento della qualità della vita in termini psicologici, sociali e relazionali.

Appare evidente come l’integrazione, per quanto concerne gli anziani e gli handicappati, tra i servizi diassistenza sociale e sanitaria è assolutamente un obiettivo dal quale non si può prescindere, Ma bisogna tenere bene presente che è nella famiglia da ricercare il primo agente di cambiamento. E’ proprio all’interno di questa, infatti, che si verificano le più significative forme di emarginazione (casi di solitudine, di incomprensioni e di conflitti intergenerazionali). Le cause di ciò probabilmente vanno ricercate nelle richieste rapide e spesso confuse che il contesto sociale impone. Le indagini sociologiche hanno messo in evidenza come i rapidi cambiamenti avvenuti in ambito familiare abbiano profondamente mutato il ruolo di ogni membro della stessa e conseguentemente  le relazioni che si stabiliscono tra gli stessi.

Ogni generazione ha sempre lasciato in eredità valori positivi e negativi: un punto d’incontro che mediante la reciproca comprensione può costituire il primo contatto tra vecchio e nuovo.  La conoscenza e la formazione permanente hanno da sempre rappresentato la struttura fondamentale del rapporto intergenerazionale. Ma riusciranno le giovani generazioni ad alimentare tali sistemi e a garantire i livelli di benessere finora raggiunti? Soprattutto laddove vi è un nonno o un genitore diverso? Un nonno o un genitore disabile dal punto di vista motorio ma ancor peggio un familiare che non ricorda più le cose, le persone, insomma un un familiare un po’ strambo? Questa è la domanda che si pone il Progetto e lo fa coinvolgendo Genitori e Figli dai 12 ai 18 anni in un percorso educativo che produce un Diario di Bordo ed il “Manuale del Genitore sufficientemente buono” a cura dei figli partecipanti  la cui lettura rappresentano non solo uno strumento volto ad interiorizzare messaggi di solidarietà, sensibilità, rispetto ed umanizzazione nei confronti di persone svantaggiate o più deboli, ma suscitano riflessioni ed emozioni per chi li legge.