L’Alzheimer è una malattia neurodegenerativa età correlata. Ciò vuol dire che il rischio di insorgenza aumenta con l’aumentare dell’età. E’ una patologia che colpisce prevalentemente il genere femminile, data la più elevata aspettativa di vita. Essa comporta un deterioramento cognitivo cronico progressivo che esordisce, nella forma classica, con disturbi di memoria episodica per eventi recenti. Può capitare, infatti, che la persona abbia difficoltà ad immagazzinare nuove informazioni e a ricordare fatti accaduti poco tempo fa e ciò tende ad aggravarsi con il passare del tempo.

MANIFESTAZIONE DEI SINTOMI

Ai difetti di memoria solitamente si accompagnano deficit a carico di altri domini cognitivi come quelli del linguaggio (molto spesso sono presenti difficoltà nel trovare le parole esatte all’interno di un discorso) o visuospaziali (può capitare che la persona si disorienti in tragitti o percorsi stradali a essa noti, fino a veri e propri episodi in cui non riesca a ritrovare la strada di casa).
Quando i deficit, che coinvolgono almeno due aree cognitive (es. linguaggio e memoria, memoria e funzioni esecutive etc.), raggiungono un’entità tale da interferire significativamente con le attività di vita quotidiane si parla di demenza (o disturbo neurocognitivo maggiore) dovuto a Malattia d’Alzheimer.  Non di rado, nelle prime fasi della malattia, si può assistere all’esordio di una depressione. In alcuni casi la depressione può essere conseguente alla consapevolezza dell’insorgenza di deficit cognitivi, ed allo scontrarsi con difficoltà nel portare a termine compiti che prima si risolvevano con facilità. Si parla in questo caso di “depressione reattiva”.

Nelle fasi successive si verifica un peggioramento dei deficit già presenti e comparsa di nuove difficoltà: peggioramento dell’eloquio e nella comprensione, difficoltà nell’esecuzione di attività di vita quotidiane complesse, difficoltà nel riconoscimento dei volti noti, fenomeni di “trasposizione diacronica”. Possono insorgere in queste fasi alterazioni comportamentali: la persona può diventare apatica, disinibita, fino a mostrare vere e proprie manifestazioni di aggressività.

SVILUPPO

Nelle fasi più avanzate si può andare incontro a significative difficoltà nel programmare la corretta sequenza motoria di gesti ed attività; la persona potrebbe non sapere quale sia la funzionalità di oggetti che sta utilizzando, così come potrebbe mostrare difficoltà nel riconoscerli. Il linguaggio diventa sempre più compromesso, fino alla comparsa di un eloquio incomprensibile, o addirittura all’assenza dello stesso e contestualmente potrebbe mostrare rilevanti difficoltà di comprensione. Si possono manifestare ulteriori alterazioni comportamentali quali: deambulazione compulsiva (il girovagare ininterrottamente senza una meta) o l’affaccendamento afinalistico (compiere ripetute azioni, anche complesse, senza avere una finalità ben precisa). Possono altresì comparire disturbi del sonno ed inversione dei ritmi sonno-veglia, così come disturbi alimentari ed iperoralità o anoressia.

L’IMPORTANZA DI UNA DIAGNOSI PRECOCE

In caso di comparsa di deficit cognitivi è importante rivolgersi al proprio medico. Attraverso specifici approfondimenti diagnostici indicati dallo specialista, tra cui ad esempio valutazione neuropsicologica ed eventuali esami strumentali, è possibile identificare la presenza della malattia di Alzheimer e stabilire i trattamenti terapeutici.

 

A cura di

Carpinelli Mazzi Michele

Coppola Alessia

Riferimenti bibliografici

Lineamenti di Neuropsicologia, Carrocci Editore (2011)

 

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Che cos’è la malattia d’Alzheimer?
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